sabato 12 aprile 2014

Due mesi e un mondo

Ero alla mia prima uscita di coppia dopo una vita di reclusione dovuta al risparmio economico tassativo promosso bilateralmente da me e il mio uomo per poterci permettere le spese della nuova casa che a breve avremmo finalmente terminato di costruire.
L'occasione era il 40esimo compleanno della mia collega ed amica mia omonima, e devo dire che la signora aveva fatto le cose davvero in grande.
Osservare da vicino i tuoi colleghi fuori dall'ambiente lavorativo può risultare davvero molto interessante e quella serata aveva preso una piega a dir poco ludica.
Il cibo squisito, la casa enorme della sua mamma, i quasi 50 invitati tutti bei borghesi agghindati a festa e poi... poi noi colleghi pazzi a smorzare un po' l'ambiente formale che evidentemente il rango sociale della mia omonima riteneva fosse più adeguato a tale situazione.
Non ero molto rilassata quel sabato sera.
Avevo lavorato tutta la mattina per la chiusura di una gara d'appalto che mi aveva regalato notti insonni per tutta la settimana appena terminata ed avevo anche affrontato una due giorni in trasferta da un cliente che più al nord italia non si poteva trovare, con conseguente sistematico trauma da freddo, congestione nasale e disturbo compulsivo da starnuto.

Appena terminata la gara avevo finalmente preso in mano il telefono e avevo scritto un messaggino alla mia migliore amica: "Finalmente libera da traumi lavorativi e pronta alla nostra promessa uscitina, quando ci vediamo?".
Marzia non aveva risposto.
Del resto Marzia è forse tra le pochissime donne che conosco a fare un lavoro per cui non devi svegliarti presto, per cui non la biasimavo se a mezzogiorno era ancora a letto a rotolarsi fra le coperte.
Un paio d'ore dopo però non aveva ancora risposto, nonostante l'avessi chiamata più volte e, quando arrivai alla festa di compleanno della mia collega, avevo già provato a contattare Marzia forse 10 volte, avevo scritto al fratello e ad un'altra nostra amica per chiedere notizie ma nessuno mi aveva risposto.

La festa, dicevo, procedeva davvero bene e cercavo di divertirmi nonostante quel piccolo tarlo da agitazione pulsasse dentro di me chiedendomi che diamine di fine avesse fatto Marzia.

Un trillo sul cellulare mi fa sobbalzare perchè era dall'inizio della festa che non c'era campo.
Un messaggio con la foto di un articolo di giornale online.
"Maledetta linea, non carica!!".

Poi finalmente una telefonata.

"Giorgia, sono il fratello di Marzia, pensavo che avessi saputo, mi dispiace dirtelo io così ma come sai Marzia passava un periodo difficile e purtroppo l'altro ieri si è buttata sotto un treno..."

Tutto quello che è venuto dopo non lo ricordo.
Ho avuto un attacco di panico, mi hanno detto, non ho capito più nulla di quel che mi raccontava il fratello al telefono, sapevo solo che Marzia era viva ma in ospedale.

C'è voluto tutto il coraggio del mondo, o forse tutta la mia irresponsabile ed irrazionale forza di volontà, per farmi portare al primo orario di visita disponibile in ospedale per vedere la mia amica in un letto.

Un crollo psicotico con evento dissociativo, l'hanno definito i medici.
Un mese rinchiusa in psichiatria e un braccio amputato per sempre.
Mente e corpo che si dissociano rientrano forse in quella sfera di eventi plausibili che più mi terrorizzano, e vedere la mia amica, una delle persone più razionali, ciniche e meno romantiche che io conosca fare un gesto del genere, non ricordare assolutamente nulla dell'accaduto e dover ammettere con se stessa che qualcosa di serio ha cambiato per sempre la sua vita....
Dio che mese duro è stato!

Marzia stava sempre meglio.
I medici prospettavano un uscita dal reparto psichiatrico a breve. Del resto era passato quasi un mese e Marzia era evidentemente tornata la persona più razionale, cinica e meno romantica che chiunque di loro avesse mai conosciuto.
Sindrome dell'arto fantasma ed anaffettività a parte, i medici credevano che Marzia fosse davvero pronta ad uscire.

Era una domenica mattina di sole, il buon umore aveva preso di nuovo il sopravvento e il mio uomo aveva quasi del tutto annientato l'ansia che lo aveva colpito un mese prima quando ebbi il mio attacco di panico.
Ad un tratto arriva una telefonata da suo cugino da Milano.

Vederlo cambiare faccia e pronunciare solo la frase "Marco chi?" è stato un altro colpo di coltello dritto al cuore.

Il suo migliore amico la sera prima era in macchina con dei ragazzi. Una manovra sbagliata in montagna e giù per 100 metri di burrone.
Morto così, a 27 anni, con una carriera da veterinario, un cuore enorme e una storia familiare di quelle da film strappalacrime.

Non avevo mai sentito bestemmiare il mio fidanzato prima di allora.

mercoledì 29 gennaio 2014

Rewind

Il termine "Criocosmesi" mi incute sempre un po' di terrore, eppure quando applico quella terribile e gelida crema, costata un occhio della testa, non posso fare a meno di pensare che sto facendo davvero un favore alla mia povera pelle, sfibrata e rilassata come quella di un'ottantenne, alle prese con la quotidiana lotta contro il collasso più totale.

Del resto accade che ti trovi per la prima volta dopo diversi anni ad avere a che fare con un uomo che non ti aveva mai vista prima senza vestiti e quando ti guardi allo specchio, convinta di veder riflessa quella giovane e splendida fanciulla che eri, ti rendi conto che negli ultimi tre anni probabilmente la quasi totalità delle tue energie le hai utilizzare a fare carriera e ha costruirti un futuro, tralasciando quel piccolo ed insignificante dettaglio chiamato "Aspetto fisico" che ora prepotente ti guarda riflesso in uno specchio di una super suite di un super hotel.

Sono le 16 passate da poco quando atterro in quel dell'aeroporto di Bergamo. L' aeroporto con il nome più strano e incomprensibile del mondo. "Che razza di aeroporto è Orio al Serio?"

Una frecciatina tirata il mio dolce amante poco prima di Natale, quando chiedendomi semmai gli avrei dedicato più di una fugace serata insieme, lui riuscì, con mia gran sorpresa, a strapparmi una tre giorni in trasferta solo per noi due.

Cedere così al peccato non è da me, donna dalle mille inibizioni.

E soprattutto non è da me che ormai ero diventata una perfetta mogliettina con anello al dito e una vita degna di una vecchia coppia sposata.

Ma poi a fine novembre, con i tuoi 25 anni e i suoi 26, guardi il calendario della tua applicazione per il controllo del ciclo e ti accorgi che quello che una volta era definito "Sesso" da quando sei con il tuo ragazzo si è trasformato in "Una serata di sforzo fisico ogni 3 mesi".
E quando continui a chiedergli di affrontare il problema e ogni santa volta se ne esce con qualche scusa tipo "sono molto stanco" o "ho troppi pensieri", d'improvviso ti rendi conto che ha dei pensieri ed è stanco fin dal primo giorno che lo hai conosciuto...

Quando arrivi a questa lucida consapevolezza forse è arrivato il momento di ammettere che al tuo ragazzo proprio non piace fare sesso con te!

Avevo iniziato ad accettarlo, a dirmi che non si può avere tutto nella vita, finchè è arrivato Lui, Lui che mi ha fatto battere il cuore e ha svegliato dall'inerzia ogni mio muscolo.
Ed è stato un attimo che quella "tre giorni di fuitina" a fine gennaio insieme diventasse un vortice di lussuria e spensieratezza assoluta, lasciandoci sprofondare entrambi in sensazioni forse mai provate e in emozioni tanto sognate.

E' domenica pomeriggio, mi viene a prendere all'aeroporto e la mia stranamente smisurata fiducia nei suoi confronti mi fa rischiare il tutto per tutto, considerando che la meta finale del nostro viaggio, così come l'hotel, la città e il programma, avevo deciso di lasciarlo a lui, di non volerne sapere nulla per potermene godere ogni attimo come fosse una grande genuina sorpresa.

Ed è così che mi ritrovo in una suite presidenziale di un mega hotel.
Una camera che, contati i metri quadri, raddoppia alla grande la superficie del mio monolocale dove co-abito con fatica da quasi tre anni.

Le grandi finestre si affacciano sulla più romantica vista del mondo, con il Lago di Como che ci strizza l'occhio e il Resegone manzoniano che ci racconta una nuova e decisamente più eccitante versione de "I promessi sposi".

Inutile tentare di spiegare certe emozioni che ti travolgono, quando tu stessa non riesci a capire come possa esser così bello, così perfetto, così tutto insieme...

E ti rendi conto dalle piccole cose che fa di come lui ci tenga immensamente, quando ad esempio apre il frigobar della camera e ti mostra le bottigliette di succo di mirtillo della Zuegg, lo stesso succo che un mese prima ti eri lamentata di non poter portare in aereo per via delle limitazioni sui liquidi.

Per non parlare del fatto che hai dovuto lasciare a casa lo sciroppo, ed eccolo lì che ti trascina in farmacia a comprarlo e te lo versa come si farebbe con una bimba, strappandoti il talloncino del nome quando stai per ripartire perchè in fondo "sembra proprio che funzioni, è il caso che te lo ricompri a Roma, non vorrei che ti torni la tosse".

E siete a cena come due quindicenni innamorati e lui ti confida alcuni dei più torbidi segreti della sua famiglia, ti lascia di stucco con le sue conoscenze tecnico-professionali e ti parla di ogni argomento lasciandoti affascinata e quasi ipnotizzata.
Si lamenta che lo hai stregato e ti confessa con le guance rosse di imbarazzo che è arrivato anche a discutere con degli amici che avevano in passato osato tradire la moglie.

Entra in paranoia, razionale com'è, chiedendosi continuamente come possa coesistere un sentimento così con l'avere una famiglia, una doppia vita.

E tu sei lì che te lo guardi, bello come un dio greco, mentre fa la doccia e sai che ogni giorno della sua vita lo passa a dormire accanto a sua moglie.
Non solo ad una qualsiasi altra donna, ma a quella donna che è anche la madre dei suoi due splendidi figli, anche la donna che lui ha scelto per sempre, la stessa donna per cui dice di provare sensi di colpa e rimorso quando lui stesso si tortura chiedendosi come sia possibile, semmai sia anche solo concepibile, esser innamorato di due persone diverse.

Non lo so perchè mai io abbia deciso, consciamente o meno, di lasciarmi trascinare in un sentimento così forte, così deleterio e così straziante.
Non ho idea di come sia possibile fare l'amore più di venti volte in tre giorni e avere ancora e ancora voglia di lui, del suo profumo e del suo corpo.

Non so più se e cosa possa definirsi normale e cosa invece sia assolutamente fuori dal mio controllo.

So solamente che sto bene, che sono stati tre giorni incredibili e che se solo potessi spingere il tasto "Rewind" lo farei ancora e ancora e ancora...!

venerdì 24 gennaio 2014

Silenzi che ti stravolgono la vita



Sono sempre più convinta che gli uomini ascoltino solo ciò che davvero fa loro piacere sentire.
Le domande, ad esempio, non sono tra gli argomenti che gli uomini amano, se non esclusivamente rivolte a far risplendere il loro ego e il loro ingegno.

Ad esempio chiedere ad un uomo "tesoro, sapresti dirmi come si monta questo scaffale?" Può avere molto più successo di un semplice "ehi, maritino, com'é andata la giornata?".

Sembra quasi che le domande sullo stato d'animo del nostro partner debbano esser bandite per evitare strane e inquietanti conseguenze.

Entrare in confidenza con un uomo, del resto, implica a volte che si debba comunicare.
Il problema é che spesso l'interpretazione tutta femminile della comunicazione comporta un mare di chiacchiere inutili e quasi invadenti che alla fine, senza rendercene conto, ammazzano il rapporto di coppia più di una calzamaglia infilata sotto i pantaloni per ripararsi dal gelido inverno.

Mi é capitato ultimamente, mio malgrado, di approfondire un'amicizia con un uomo.
Uno di quelli che conosci per lavoro esclusivamente al telefono senza mai incontrarlo, uno dei tanti che potrebbe provarci con te che in fondo sei solo una voce telefonica che incarna una fantasia.
Uno dei rarissimi casi, stranamente, in cui però lui non ci prova, non ammicca e non sorpassa nessuno dei tuoi pur virtuali paletti tutti femminili.

Mi é capitato poi, con lo stesso uomo, di entrarci ancor più in confidenza e, dopo più di un anno, di riuscire ad abbattere la sua barriera di "professionalità sempre e comunque" e di conoscere meglio la sua storia, la sua personalità, la sua vita e i suoi pensieri più profondi.
Ed é stato li che ho scoperto come il silenzio di una donna valga tutto il suo charme e la sua desiderabilità.

Dopo alcuni mesi di chiacchiere e confronti il mio nuovo amico mi ha confidato che il suo interesse per me da professionale era diventato personale quando mesi prima avevo preso iniziativa e, dopo un suo sfogo su alcuni costi affrontati per un lavoro, gli avevo domandato semplicemente come mai andasse male il lavoro e se potevo far qualcosa per aiutarlo.

Non avevo argomentato granché il mio pensiero, semplicemente pensavo di risultare comprensiva nei confronti di qualcuno che stava passando un periodo difficile.
Ma a quanto pare quello che lui aveva letto nelle mie parole inespresse fu altro.
Molto altro.

"Ti confesso" mi dice mesi dopo "che sentii in quel momento il tuo interesse per me e se magari prima non avevo avuto mai speranza che tu potessi anche solo immaginarmi dietro quel telefono, con quella tua premura mi hai fatto sentire importante e capire che per te ero qualcosa di diverso, qualcosa di più di un semplice fornitore.".

Non avevo il cuore di spiegargli che allora non avevo alcun interesse e che la mia gentilezza era stata puramente di circostanza e le parole inespresse erano solo nella sua testa.
Del resto una cosa che Monica mi aveva insegnato era che non bisogna mai è poi mai ferire un uomo nel suo orgoglio se non lo si vuol vedere incazzarsi come una biscia ed impiegare ogni sua energia per dimostrare che sei solo una troia e che lui é vittima del tuo veleno.

Ma per me allora lui era solo quel simpatico e professionale uomo sposato, con due splendidi figli.
Io dal mio canto non ero da meno, con il mio fidanzamento di ferro, una convivenza ed una casa in costruzione.

Così è cresciuto il nostro rapporto, un'amicizia molto particolare e sempre meno amicizia, tra le sue confidenze e i miei molti silenzi.

Certo, provavo qualcosa, qualcosa di assolutamente nuovo per me, e il fatto che lui fosse molto comunicativo, aperto e desideroso di confronto mi confortava e mi lasciava spazio per poter decidere, se lo desideravo, di non parlare affatto e di dedicare le mie energie nell'ascoltare la sua splendida voce e i suoi desideri di conoscermi di persona.

Ammetto che fu la prima volta nella mia vita in cui i miei silenzi risultarono molto più utili delle mie parole.
Per non parlare dei vantaggi che questi comportarono in seguito!!

Decidemmo di vederci di persona per dare una svolta a questa strana storia che vedeva due perfetti esseri felicemente "accoppiati"  implicati in un gioco segreto ed intrigante di telefonate nascoste, messaggi in orari improbabili e criptici codici da adottare sul lavoro o a casa.

Mi ero convinta che solo vedendolo di persona avrei potuto sfatare tutti i miti che la mia testa e il mio cuore avevano montato su.
"Mi hai messo su un piedistallo", mi diceva sempre lui, e vedendolo, ne ero convinta, il piedistallo sarebbe crollato e lui con esso, ricordandomi che come sempre mi sento una figa immane e che riesco a trovar difetti anche nel più perfetto degli esseri umani.

Era un lunedì mattina e lui stava affrontando quei 430 chilometri solo per raggiungere la capitale e vedermi.
Io dovevo lavorare fino a tardo pomeriggio, così gli avevo procurato un appuntamento con i miei titolari alle 15, per poter avere un assaggio di lui in ufficio, prima di decidere se passare davvero la serata con questo sconosciuto e, chissà, accettare addirittura di dormire in un hotel della mia città con lui, fingendo con il mondo intero di esser in trasferta per lavoro.

L'amica con cui avevo parlato mi aveva già assicurato un letto i cui dormire in caso lui non mi avesse ispirato fiducia, a casa sapevamo che sarei stata fuori città e a lavoro che dovevo uscire presto perché avevo dei parenti in visita.
Mi ero portata un trolley in macchina, perché una donna deve esser sempre pronta a tutto e, soprattutto, sempre in ordine per pulizia e bellezza.

 In ufficio si avvicinava l'ora di pranzo e mia madre come sempre era stata colpita dal fulmine dell'idea geniale e mi aveva telefonato dicendo "ehi, bimba, tra 10 minuti sono sotto il tuo ufficio, mangiamo insieme?".
Non mi andava proprio di infilare cibo in corpo, ma pensai che per ammazzare il tempo e l'ansia prima delle 15 (quando lui sarebbe arrivato) nulla era meglio delle strampalate idee geniali di mia madre.

Così alle 13.00 sono sotto l'ufficio, sigaretta in bocca e telefono all'orecchio, attendendo con pazienza che la mia cara genitrice trovi parcheggio e ammazzo il tempo al telefono con un fornitore tirando sul prezzo di un mobile per un cliente.
Mentre lui continua a piangere di quanto sia pazza a credere di poter avere il mobile a meno di quel prezzo, un messaggio in arrivo fa vibrare il mio telefono.

Era un'immagine, me la mandava Lui.
Nella foto si vedeva la facciata del palazzo del mio ufficio.
Panico.
Non avevo il tempo per vederlo ora, a breve sarebbe arrivata mia madre, il fornitore al telefono poteva anche esser liquidato, ma io non mi ero lavata i denti, non mi ero nemmeno ripassata il trucco.
Dovevo capire il punto esatto in cui era stata scattata la foto per poter evitare il contatto visivo.
Potevo accettare che lui non mi piacesse, certo, ma mai che io non piacessi a lui!

Con occhio di falco, ancora al telefono col mio fornitore, borbotto qualcosa è scruto il marciapiede dall'altra parte della strada alla ricerca di qualcuno che possa sembrare fuori posto in quella strada piena di uffici e ristoranti.
In men che non si dica mi accorgo che lui é li, é li e mi fissa.

Si toglie gli occhiali da sole ed é li, dall'altra parte della strada che fissa me, immobile, in attesa che io faccia un passo.
 Sono spacciata, come sempre una donna si prepara per un grande momento solo quando questo sta arrivando.
Presentarsi con ore d'anticipo é poco elegante e non mi permette di esser in splendida forma, così decisi di punire la sua audacia e mancanza di tatto applicando le regole del segreto manuale della seduzione che ogni donna, prima o poi, deve imparare a menadito per poter sopravvivere in una società di lupi maschilisti.

Piego la conversazione telefonica su altri argomenti, cambio voce col mio fornitore e mi passo una mano frai capelli mentre inizio la mia falcata per attraversare la strada.

Conosco abbastanza bene i romani da sapere che per quanto vadano di corsa con le macchine, quando passa una bella ragazza sorridente e con i tacchi, non c'é automobilista che non si conceda un secondo di pausa per ammirare le bellezze della nostra città e farla passare.

La mia punizione non poteva esser più audace per un forestiero venuto dal nord, uomo sposato e di una piccola città.
Vedere questa giovane pulzella, alta un chilometro che, al telefono come ogni donna in carriera che basta che si scompigli i capelli e riesce a bloccare il traffico....
Venirgli incontro e scoprire, man mano che ti avvicini, che il suo esser impietrito te lo potevi anche aspettare, ma rimanere tu stessa imbambolata a fissarlo davvero non te lo saresti mai immaginato.

La sua splendida voce che ormai conosci esala un silenzioso "buongiorno" mentre tu liquidi velocemente e senza spiegazioni la telefonata col tuo fornitore.
E poi lo guardi negli occhi, profondi come non avresti mai potuto nemmeno sognare, e lui rimane li rigido e non capisci se l'imbarazzo o lo sconcerto non gli permettano di dire nulla.

É così bello, così alto e virile, e il suo sorriso fendente squarcia ogni tua sicurezza e ogni tua forza d'animo. Potevo liberarmi da quella sensazione solo rompendo il ghiaccio e lo feci dandogli un lungo bacio sulla guancia mentre lui, li immobile, sembrava ormai aver perso i sensi senza che i suoi muscoli se ne fossero accorti.

E' nata così, la nostra stravolgente storia.
Uno sguardo che ti fulmina e tutta la tua vita cambia in un attimo.
Intrisa di segreti e bugie, cosparsa dello zucchero dolce che lui chiama "Amore", questa nostra "cosa" non rientra in nessuno degli schemi sociali o in qualunque dei miei principi fino ad ora mai accettati come direttrici morali di vita.

Eppure...
Eppure amo questa nostra "cosa", e non posso farne a meno.

giovedì 23 gennaio 2014

L'eleganza del rifiuto



Ho letto decine di libri da ragazzina su come far impazzire un uomo, su cosa gli uomini vogliono da una donna e cosa una donna deve fare per conquistare l'uomo dei suoi sogni.
Ho sempre ottenuto tutto ciò che volevo dagli uomini, ho sempre fatto di loro ciò che volevo e ho giocato con le loro persone per i miei scopi personali.
Conquistare un uomo, ho imparato, è semplice e, ormai potrei dire, quasi meccanico. Del resto, per quanto ogni uomo sia diverso dall'altro, quello che vogliono e sognano è sempre abbastanza palese, perchè gli uomini amano esser espliciti anche solo grazie ai loro gesti e alle loro attenzioni.
Però ora che da oltre un anno non mi devo più preoccupare di cercare alcun uomo, ho un problema del tutto nuovo per me, un problema che non riesco ad affrontare e vincere: non riesco ad avere clienti uomini sul lavoro che poi non vogliano altro di personale da me.

Probabilmente ho imparato fin troppo bene l'arte del sedurre, ma mai quella di metter dei limiti agli uomini.
Puntualmente cerco di portare in ufficio nuovi clienti e puntualmente mi accorgo (o mi dicono anche molto esplicitamente) che da me vorrebbero altro.
Eppure non mi sembra di dare spazi di questo genere, non mi sembra di aver scritto in fronte "Sono a vostra disposizione in ogni posizione!".
Così, visto che la mia titolare è fin troppo figa sotto ogni punto di vista e ti aiuta come fosse una sorella più grande, ho deciso di parlarle l'altro giorno, cogliendo l'occasione di una sua battuta circa un nostro cliente che a suo dire è innamorato di me.
Le ho spiegato il mio grosso problema, che spesso in passato mi ha portata addirittura ad esser seguita o comunque fortemente infastidita.
Lei è una bellissima donna che gli uomini però rispettano e ammirano nei limiti che lei impone.
Sembra, a volte, che la temano. Altre che ne siano platonicamente innamorati.
Ma nessuno mai si permette di superare i paletti, nonostante lei sia affascinante senza frenarsi mai.
Così mi sono sempre chiesta se non potessi imparare molto da lei, senza mai avere il coraggio di esporle le mie problematiche per paura di far cadere il discorso su esperienze passate che tengo segrete a tutti.

Il nostro confronto è stato quasi illuminante. Mi ha detto che ha notato questo mio problema e che io tendo ad abbassare la guardia troppo spesso con gli uomini, proprio grazie e per colpa della mia spontaneità.


Ma come si può evitare che questo accada e, soprattutto, come fare per bloccare un uomo e il suo slancio quando questo uomo è un cliente da milioni di euro che rischi di perdere se lo offendi?

"Cara Giorgia, dovresti prendere esempio dal Tango" - mi dice lei - "Uomini e donne sono sui due lati opposti della sala. L'uomo inizia a fissare la donna a cui è interessato. Lei lo guarda e se ritiene che le possa piacere ricambia lo sguardo anche per interi minuti. Se invece capisce di non esser interessata, la donna smette subito di guardarlo, così che l'uomo capisca che lei lo rifiuterebbe ed evita l'umiliazione di scoprirlo di persona."

Non c'è niente di peggio, scopro, che l'umiliazione di esser rifiutato, per un uomo.
Così il nostro dovere è quello di esser molto sensibili ai loro atteggiamenti e con la non chalance di un'attrice professionista, buttar lì fin dall'inizio che si è impegnate e non interessate ad altro.

"Ad esempio" - mi racconta - "L'altro giorno ero a pranzo con un cliente che ad un certo punto ha iniziato a farmi dei complimenti personali. Subito, ridendo, gli ho detto di non farsi sentire perchè mio marito, che lavora anche con me, spesso a pranzo veniva in quel ristorante ed è l'uomo più geloso del pianeta".
Non importa, mi raccomanda, se poi non sia vero. L'importante è che permetti al tuo cliente di capire subito che non può spingersi oltre, altrimenti rischierai di dargli l'impressione che ci sia un implicito via libera e scoprirà troppo tardi che il tuo era solo un modo di esser gentile e accomodante.
"E allora in un attimo" - mi ammonisce - "diventerai una troia, perchè avrai fatto la civetta ma poi gli dovrai dire che si è fatto l'idea sbagliata, umiliandolo e rifiutandolo".

Monica è una donna intelligente come non ne ho mai conosciute. Aperta al confronto e spesso fin troppo sveglia per poterla sottovalutare anche solo per un attimo.
Così decido di ammettere le mie colpe con un cliente.
"Sai, ho avuto un problema con quel bancario che abbiamo conosciuto a quell'evento della scorsa settimana" - le confesso - "Ricordi che eravamo straconvinte che fosse gay? Beh, non lo era affatto e ora mi sta tampinando. Cosa dovrei fare secondo te?" Mi guarda con un sorriso complice e ammette che "L'ho visto cosa è successo: hai abbassato la guardia in modo davvero ingenuo quella sera! Però sei giustificata, sembrava davvero gay!" - sorride complice e continua dicendo che - "mentre ridevate insieme muovevi la testa e ti passavi le mani nei capelli, gli hai toccato più volte il braccio e, fammi indovinare, scommetto che non hai fatto capire in alcun modo che sei impegnata!"
Mi coglie proprio in fallo, lo devo ammettere. Non mi ero minimamente resa conto di aver avuto questi atteggiamenti. Ricordo solo che ero stata molto bene, avevo riso con lui come avrei fatto con una donna, e ci siamo divertiti da matti.

"Hai ragione, ma ora come posso rimediare? Continua a chiedermi di uscire e mi parla della sua ex, io volevo solo vendergli qualcosa, non me stessa!"
"Adesso hai una sola chance di uscirne senza rovinare il rapporto o offenderlo: devi chiedergli scusa". Mi spiega e così decido di chiamarlo davanti a lei, così che se ci fossero errori lei stessa possa immediatamente evidenziarmeli.
"Ciao Fabrizio, sono Giorgia, come stai?" ... "Sai, mi devo scusare perchè mi sono resa conto solo ora di essermi comportata male con te, purtroppo è colpa mia, mi capita sempre di dare l'impressione sbagliata perchè sono troppo espansiva e ambigua e davvero mi dispiace tantissimo perchè sei una persona fantastica e non avevo alcuna intenzione di mancarti di rispetto! Possiamo rimediare con la nostra amicizia?"

E' stato quasi incredibile con che naturalezza d'improvviso lui sia passato da confuso, arrabbiato, offeso e poi...BOOM: grato per quello che gli avevo detto!

"Giorgia, dispiace a me aver frainteso, tu sei una ragazza così bella e dolce, così genuina che ho sperato in altro e me ne dispiaccio. Sono contento che tu mi abbia fatto questa telefonata perchè dimostri nuovamente di esser davvero una ragazza magnifica. No, ma certo che non mi hai mancato di rispetto, figurati, anzi, quando vuoi sarò felice se verrai a trovarmi a lavoro visto che quel cantiere dobbiamo farlo comunque! Coglierò l'occasione per offrirti un caffè e scusarmi di aver passato il limite."

Incredibile. Sono rimasta scioccata. Lui chiedeva scusa a me di aver passato il limite e voleva rimediare.
Troppe volte, rifiutando un uomo, questi mi ha odiata ed ha chiuso ogni rapporto con me, facendomi sentire in colpa per averlo illuso. E troppe volte io mi ero arrabbiata perchè credevo di non averli affatto illusi e additando questi uomini con maniaci che non pensano ad altro che al sesso.

Monica invece mi ha insegnato che si, l'errore è mio, che rimediare è semplice, e che evitarlo lo è ancora di più!